Il glamour degli Oscar e la lotta per la giustizia
Tra il 3 e il 4 marzo 2025, il mondo del cinema ha celebrato la sua annuale cerimonia di consegna dei Premi Oscar, un evento carico di luci e glamour. Tuttavia, per me, Loretta Emiri, l’attenzione era focalizzata su un film che ha saputo toccare le corde più profonde della nostra storia: Io sono ancora qui. In un contesto spesso caratterizzato da ostentazione e superficialità, la mia curiosità era rivolta all’accoglienza di questa pellicola, ispirata alla vita dell’avvocato Eunice Paiva, una figura chiave nella lotta per i diritti degli indigeni brasiliani.
La prima al festival di Venezia
La prima di Io sono ancora qui si è tenuta il 1° settembre 2024 al Festival di Venezia, dove ha ricevuto un’accoglienza entusiasta, con dieci minuti di applausi da parte del pubblico. La presenza di Marcelo Paiva, autore del libro da cui il film trae ispirazione, ha ulteriormente accresciuto il mio interesse. La connessione con la storia di Eunice è profonda, nonostante non l’abbia mai incontrata di persona. La sua dedizione alla causa dei diritti umani ha risuonato in me, spingendomi a voler vedere il film a tutti i costi.
Un viaggio per assistere alla proiezione
Nel novembre 2024, ho intrapreso un viaggio da Boa Vista a Brasilia, determinata a non perdere l’occasione di assistere alla proiezione. Arrivata al cinema, ho atteso con ansia l’apertura, scattando autoritratti davanti al manifesto del film, sperando di catturare almeno un’immagine decente. La prima visione di un film è sempre un’esperienza unica, e sapevo di dovermi immergere completamente nella storia.
Un approccio sensibile alla storia
Durante la visione, ciò che mi ha colpito di più è stata l’assenza di immagini di violenza esplicita. La pellicola affronta la lunga e dolorosa dittatura brasiliana attraverso il prisma della sofferenza e della vulnerabilità di una famiglia, rivelando gli orrori del passato senza ricorrere a scene di tortura o militarismo. Questo approccio delicato ma incisivo ha reso il messaggio ancora più potente.
Un appello alla giustizia
Dopo aver visto il film, ho sentito l’urgenza di condividerlo con il mondo. È inaccettabile che in Brasile non ci sia stata giustizia per le vittime della dittatura. La Legge dell’Amnistia, approvata nel 1979, ha garantito l’impunità a molti dei responsabili di crimini contro l’umanità, compresi torturatori e assassini. Questa legge, ancora in vigore, rappresenta una ferita aperta nella coscienza collettiva del paese.
Il film ha riacceso il dibattito su temi cruciali, evidenziando la necessità di affrontare il passato e garantire che la verità venga finalmente riconosciuta. La storia di Eunice Paiva è un esempio lampante di resilienza e determinazione. Dopo la scomparsa del marito Rubens, Eunice ha dedicato la sua vita alla lotta per i diritti umani e per la giustizia, diventando un simbolo di speranza per molti.
Un contesto politico turbolento
Nel 2022, il Brasile ha vissuto un momento di svolta con l’impeachment di Dilma Rousseff, un evento che ha segnato l’inizio di un’era di instabilità politica. La situazione è stata complicata dall’ascesa di Jair Bolsonaro, un leader controverso che ha negato l’esistenza della dittatura e ha alimentato l’odio contro le minoranze. La sua amministrazione ha portato a un aumento della violenza e della repressione, soprattutto nei confronti degli indigeni, custodi della foresta amazzonica.
Un richiamo all’azione
Il film Io sono ancora qui non è solo un’opera cinematografica, ma un richiamo all’azione. La sua diffusione ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che la democrazia corre oggi, e il suo successo ai Premi Oscar ha dimostrato che la lotta per la verità e la giustizia può trovare spazio anche nel mondo del cinema. Quando il film ha vinto l’Oscar come Miglior Film Internazionale, ho provato una gioia indescrivibile, un riconoscimento non solo per il talento degli attori, ma per la forza del messaggio che porta con sé.
La memoria di Eunice Paiva
In un momento in cui la memoria storica è a rischio di oblio, la figura di Eunice Paiva e il suo impegno per i diritti umani rappresentano un faro di speranza. La sua morte nel 2018 non ha segnato la fine della sua lotta; al contrario, ha ispirato una nuova generazione a continuare a combattere per la giustizia e la verità. La recente condanna di Bolsonaro e di alti ufficiali militari per il tentato colpo di Stato del 2023 è un segnale che la giustizia, sebbene tardiva, può ancora prevalere.
Manifestazioni per la giustizia
Il 30 marzo 2025, le strade del Brasile si sono riempite di manifestanti che chiedevano giustizia e il rifiuto dell’amnistia per i golpisti. La memoria di Eunice Paiva e il suo instancabile lavoro per la democrazia devono continuare a vivere, e ognuno di noi ha il dovere di contribuire a questo impegno. La lotta per la verità e la giustizia è un cammino lungo e difficile, ma è fondamentale per garantire un futuro migliore per le generazioni a venire.