Umberto Contarello e il suo debutto alla regia con ‘L’infinito’
Nel 2025, il panorama cinematografico italiano si arricchisce di una nuova voce: quella di Umberto Contarello. Il suo film, ‘L’infinito’, non è solo un’opera d’arte, ma un viaggio intimo che ha preso forma grazie a una telefonata cruciale con il maestro Paolo Sorrentino. “Stavolta il film lo giri tu”, ha esordito Sorrentino, invitando Contarello a scrivere e dirigere un progetto che, in effetti, è nato quasi per caso. “Ho accettato con un certo grado di incoscienza”, ha ammesso Contarello, che ha poi chiesto: “Di cosa parlerà questo film?”. La risposta di Sorrentino è stata inaspettata: “Su di te, visto che lo dirigi e lo interpreti anche”.
Un viaggio personale e professionale
A 66 anni, Contarello intraprende questa nuova avventura dopo una lunga carriera da sceneggiatore, collaborando con nomi illustri del cinema come Carlo Mazzacurati e Giuseppe Tornatore. Il film, che sarà presentato stasera alle 20:45 al Roma d’Essai, racconta la storia di uno sceneggiatore in cerca di significato nella propria esistenza, affrontando il suo declino professionale e il complesso rapporto con la figlia. Un tema che, come sottolinea lui stesso, è profondamente personale.
In un’intervista, Contarello ha rivelato che l’idea di girare un film è emersa da “lamenti” telefonici con Sorrentino. “Dopo avermi ascoltato, Paolo ha detto: ‘Perché non provi a fare un film, almeno una volta? Così non ti lamenti più'”, ha raccontato. Questo scambio di battute ha dato vita a un progetto che si è sviluppato in modo naturale, quasi come un regalo inatteso.
Il destino e il lavoro sul set
Cosa pensa Contarello del destino? “La vita è più simile a un treno”, ha spiegato. “Quando sali su una carrozza, non sai dove ti porterà. Poi scendi, aspetti un altro treno e riparti. Forse tutti questi viaggi messi insieme compongono il destino”. Per lui, ogni viaggio è un’opportunità, e quando trova una “carrozza comoda”, come nel caso di questo film, si sente in prima classe.
Il lavoro sul set di ‘L’infinito’ è stato un’esperienza protettiva per Contarello, che ha potuto contare su un team di collaboratori provenienti dal mondo di Sorrentino. “Mi sono sentito come Gesù in una culla di vimini, circondato da sarti esperti”, ha scherzato. Ha collaborato strettamente con Daria D’Antonio, una direttrice della fotografia capace di “generare luce”, e con Danilo Rea, un musicista in grado di creare melodie con una naturalezza disarmante.
Tuttavia, non sono mancate le critiche. Il noto critico Paolo Mereghetti ha definito il film “irritante o malmostoso”. Contarello ha risposto con sincerità, ammettendo di avere una “natura insopportabile” e che quando cerca di essere suadente, è uno sforzo sovrumano.
Legami con Bologna e riflessioni sul cinema
Qual è il legame di Contarello con Bologna? “Quando vivevo a Padova, le due città si assomigliavano molto”, ha spiegato. Ogni volta che torna, prova un certo piacere, perché “mi allontano da me stesso”. È proprio questo il motivo per cui ama i film che consentono di distaccarsi dalla propria realtà.
Tra le opere recenti che ha apprezzato, spicca ‘Licorice Pizza’ di Paul Thomas Anderson, che ha definito un vero capolavoro, in contrasto con l’uso eccessivo del termine nel panorama cinematografico attuale. “È un capolavoro vero, perché non riesci a spiegarti il motivo della sua grandezza”, ha affermato.
Infine, parlando del suo legame con Bologna e Padova, Contarello ha ricordato gli Anni ’70 e ’80, quando era segretario della sezione padovana della Fgci. “Tempi in cui ho preso tante botte. Ne ho date, ma ne ho prese anche tante”, ha concluso, con un sorriso che tradisce la nostalgia per un’epoca che ha segnato profondamente la sua vita.