Il cinema iraniano: opere artistiche di resistenza in un contesto di censura e repressione

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Il cinema iraniano si presenta come un fenomeno affascinante e complesso, un autentico atto di resistenza artistica in un contesto di repressione e censura . Negli ultimi quindici anni, l’ Iran è diventato un territorio estremamente pericoloso per i cineasti , con il regime che ha intensificato la persecuzione nei confronti di coloro che non rispettano le rigide normative imposte. Tuttavia, nonostante queste avversità, il cinema clandestino iraniano ha trovato modo di prosperare, guadagnandosi un posto di rilievo nei festival internazionali e conquistando premi prestigiosi .

Il ritorno di Jafar Panahi a Cannes

Quest’anno, il Festival di Cannes ha visto la partecipazione di due registi iraniani di spicco: Jafar Panahi e Saeed Roustaee . Panahi , riconosciuto come uno dei più importanti cineasti contemporanei , è stato definito da *Hollywood Reporter* “il regista dissidente più acclamato del mondo”. La sua presenza a Cannes segna un momento storico, poiché è la prima volta in quindici anni che riesce a lasciare l’Iran. Nel 2009, infatti, gli era stato vietato di uscire dal paese dopo aver partecipato al funerale di un giovane ucciso durante le proteste del Movimento Verde . La sua carriera è stata segnata da arresti e divieti , ma la sua determinazione a raccontare storie attraverso il cinema non ha mai vacillato.

Dopo un arresto nel 2010, mentre stava girando un documentario sulle proteste , Panahi ha subito un divieto di vent’anni a realizzare film. Nonostante ciò, ha continuato a lavorare in segreto, producendo sei opere che sono state contrabbandate all’estero e presentate in festival di tutto il mondo. Tra i suoi successi, spiccano Taxi Teheran , che ha vinto l’ Orso d’oro a Berlino, e Gli orsi non esistono , premiato a Venezia. La sua resilienza ha catturato l’attenzione internazionale, trasformandolo in un simbolo di resistenza culturale .

Saeed Roustaee e il suo film di riflessione sociale

Accanto a Panahi, Saeed Roustaee ha presentato a Cannes Woman and a Child , un’opera che affronta tematiche di grande attualità. Roustaee , già noto per il suo film Metri Shesh O Nim , ha dovuto affrontare le conseguenze della sua scelta di non cedere alle richieste di censura . La sua condanna a sei mesi di reclusione nel 2023, per aver “schierato” il suo lavoro con i media di opposizione, non ha fermato la sua creatività . Anche se ha scontato solo nove giorni in carcere, la sua determinazione a raccontare storie significative continua a brillare. Woman and a Child narra la storia di una madre che, dopo una tragedia , decide di vendicarsi degli uomini che ritiene responsabili. La pellicola , pur rispettando le normative di censura , riesce a mettere in luce le ingiustizie del sistema legale iraniano nei confronti delle donne . La narrazione è intensa e carica di tensione, riflettendo le sfide quotidiane che affrontano le donne in un contesto oppressivo .

Il cinema come voce di resistenza

Entrambi i registi, Panahi e Roustaee, rappresentano una nuova generazione di cineasti iraniani che, nonostante le avversità, continuano a produrre opere di grande valore artistico. I loro film non solo raccontano storie personali, ma offrono anche uno spaccato della società iraniana , mettendo in luce le contraddizioni e le ingiustizie del regime . La loro capacità di sfuggire alla censura e di affrontare tematiche delicate è ciò che rende il cinema iraniano così unico e potente.

La presenza di Panahi e Roustaee a Cannes non è solo un trionfo personale, ma rappresenta anche una vittoria per tutti i cineasti iraniani che, come loro, lottano per la libertà di espressione in un contesto di repressione. La loro arte è un faro di speranza , un richiamo alla resistenza e alla creatività in un mondo in cui la libertà di parola è spesso minacciata.

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