Cinque bambini, tra cui quattro fratelli di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, sono stati coinvolti in un grave incidente in una piscina privata nella Borghesiana, un’area periferica di Roma. L’evento, verificatosi il 2 giugno 2025, ha richiesto il trasporto d’urgenza dei piccoli al policlinico Umberto I, dove hanno ricevuto trattamenti per irritazioni cutanee e difficoltà respiratorie. In particolare, il fratello di 9 anni si trova in condizioni critiche e attualmente è in coma farmacologico. Sebbene non sia in pericolo di vita, i medici avvertono che l’incidente potrebbe causare danni neurologici permanenti.
La procura di Roma ha avviato un’inchiesta per lesioni gravissime, mentre la piscina è stata sequestrata per le necessarie analisi. Il gestore della struttura, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, ha difeso la sua posizione, sostenendo di aver rispettato tutte le norme di sicurezza e che la piscina era certificata dall’ASL. Ha riferito di aver contattato il 112 alle 10:26, preoccupato per la salute dei bambini che mostrano segni di intossicazione.
I bambini intossicati in piscina a Roma
Questo drammatico episodio ha scosso la comunità locale, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle strutture ricreative. I bambini, tutti residenti nella zona, si trovavano in piscina per una giornata di svago, ma la situazione è rapidamente degenerata. Hanno iniziato a tossire e a manifestare difficoltà respiratorie, segnali che hanno allarmato i presenti. Il trasporto d’urgenza al policlinico Umberto I ha evidenziato la gravità delle loro condizioni, con il fratello di 9 anni che ha ricevuto le cure più intensive.
Il gestore della piscina ha spiegato che, durante un torneo di calcio nelle vicinanze, c’era un notevole afflusso di persone. Secondo lui, un’improvvisa accumulazione di cloro dalle bocchette ha causato l’intossicazione dei bambini. Tuttavia, la sua versione è stata contestata dal padre dei bambini, che ha denunciato che, nonostante l’incidente, la piscina è rimasta aperta, esponendo ulteriori clienti a potenziali rischi.
La versione del gestore dell’impianto
Il gestore ha cercato di giustificare la situazione, affermando che la piscina era in regola e che aveva fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza. Ha raccontato di aver immediatamente allertato i soccorsi non appena ha notato i sintomi nei bambini. “C’era tanta gente in piscina, e all’improvviso si è verificato un problema con il cloro”, ha dichiarato, cercando di spiegare l’accaduto. Tuttavia, la sua testimonianza non ha placato la rabbia e la preoccupazione dei genitori.
Nonostante le sue affermazioni, il padre dei bambini ha espresso forti dubbi sulla gestione della situazione. Dopo il ricovero dei suoi figli, è tornato in piscina per recuperare alcune cose e ha notato che l’impianto era ancora aperto, con altre persone che continuavano a nuotare. Questo ha alimentato la sua frustrazione e il desiderio di giustizia per quanto accaduto.
La rabbia del padre dei bambini
Il padre, visibilmente provato, ha condiviso la sua esperienza in ospedale, descrivendo il momento in cui i medici hanno tentato di risvegliare il suo piccolo Mattia, senza successo. “Non abbiamo notizie chiare sulla sua condizione. I dottori non si sbilanciano e noi siamo qui, in attesa”, ha dichiarato, esprimendo la sua angoscia. La mancanza di comunicazione da parte del personale medico ha ulteriormente aumentato il suo stato d’animo già provato.
In un momento di riflessione, il padre ha anche sottolineato la sua esperienza passata come nuotatore, evidenziando come, in situazioni di emergenza, fosse consuetudine evacuare la piscina per permettere al cloro di disperdersi. “Credo che qui non ci sia stata la prontezza necessaria per avvisare le persone”, ha concluso, lasciando trasparire il suo senso di impotenza e la necessità di risposte. La vicenda ha suscitato un forte dibattito sulla sicurezza nelle piscine e sull’importanza di garantire la salute dei più piccoli in ambienti di svago.