Lucca e la controversia cinematografica del 1952
Lucca, una delle gemme della Toscana , si trova al centro di una polemica che affonda le radici nel novembre del 1952 . In quel periodo, il regista e attore Leonardo Cortese scelse questa storica città come set per il suo film “Articolo 519 codice penale“. La trama, che esplora temi delicati come una relazione tra un medico e una minorenne , si rivelò presto fonte di imbarazzo e controversie.
La scelta di Lucca
La decisione di Cortese di ambientare il suo film a Lucca non fu casuale. Dopo aver interagito con l’allora presidente dell’ Ente provinciale del turismo e altre figure istituzionali, il regista raccolse un entusiasmo che, col senno di poi, si dimostrò infondato. Il 6 novembre , come riportato dal settimanale Epoca , ottenne il permesso per l’anteprima nazionale del film al cinema Pantera , situato in via Fillungo .
Il cast e la proiezione
La pellicola attirò l’attenzione di molti lucchesi , alcuni dei quali parteciparono come comparse, tra cui un avvocato e un ammiraglio . Il cast comprendeva nomi illustri come Rosy Mazzacurati , Giorgio Albertazzi e Paolo Stoppa . Tuttavia, l’atmosfera festosa si trasformò rapidamente in disagio. Durante la proiezione, il pubblico iniziò a esprimere il proprio malcontento, turbato da alcune frasi pronunciate dai protagonisti, Franco e Chiara , che furono percepite come offensive nei confronti della città.
Le frasi controverse
Le frasi incriminate, come “Non ci lasceremo soffocare da questa città” e “Sputa su questa città”, provocarono uno scandalo. La reazione dei cittadini fu immediata: molti si sentirono umiliati e offesi, ritenendo che il film dipingesse Lucca in una luce negativa. Nonostante il film avesse ottenuto il visto di censura, il presidente dell’ Ente del turismo si oppose fermamente alla rappresentazione della città in un contesto così controverso.
La reazione del sindaco
Il sindaco di Lucca , preoccupato per l’immagine della città, scrisse addirittura alla Presidenza del Consiglio per richiedere la rimozione del nome di Lucca dai cartelloni pubblicitari del film. La questione divenne così seria da far temere un danno irreparabile all’immagine e al buon costume dei lucchese . Cortese , dal canto suo, difese il suo lavoro, sostenendo che la pellicola non fosse un attacco alla città, ma un’analisi della sessualità giovanile dell’epoca.
Incassi e risonanza mediatica
Nonostante le polemiche, il film rimase a Lucca per quattro giorni, registrando incassi sorprendenti: oltre 50mila biglietti venduti e un incasso che superò le 400mila lire . La risonanza mediatica della vicenda, sebbene controversa, portò a una pubblicità inaspettata sia per Lucca che per il regista. Tuttavia, il clima morale del 1952 , intriso di valori tradizionali, rese la situazione ancora più complessa, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva della città.