La tragica storia di una base jumper russa si è consumata sul Monte Brento, in Trentino, dove il suo corpo è stato rinvenuto senza vita. La donna, di 56 anni, risultava dispersa dal 25 aprile, e il suo cadavere è stato scoperto il giorno successivo, il 26 aprile, poco prima delle 10 del mattino. Le squadre di terra del Soccorso Alpino hanno svolto un ruolo cruciale nel chiarire questa drammatica situazione, localizzando il corpo in una zona impervia, a circa 180 metri sotto l’uscita del Becco dell’Aquila, a un’altitudine di 1200 metri.
Secondo le ricostruzioni, la base jumper si era lanciata da Cima alle Coste, un’operazione prevista per il primo pomeriggio di venerdì. Tuttavia, l’allerta è scattata intorno alle 19.40, quando la donna non è rientrata all’alloggio e la sua auto è stata trovata nel parcheggio. Le ipotesi più accreditate suggeriscono che il paracadute indossato dalla sportiva non si sia aperto, causando un tragico schianto.
La ricostruzione del soccorso alpino
Il Soccorso Alpino e speleologico trentino ha avviato le operazioni di ricerca nella serata di venerdì, dopo che i compagni di avventura della base jumper avevano segnalato la sua assenza. La donna aveva raggiunto l’area di lancio con un gruppo di persone, che successivamente avevano preso un sentiero verso il Becco dell’Aquila. Le squadre della stazione di Riva del Garda hanno lavorato instancabilmente per tutta la notte, perlustrando la parte alta della montagna, caratterizzata da pareti rocciose e impervie.
I soccorritori hanno utilizzato la luce dei riflettori dei vigili del fuoco per illuminare la zona, ma le condizioni erano particolarmente difficili. La determinazione delle squadre di soccorso è stata esemplare, e il loro impegno è proseguito anche durante le ore notturne, nella speranza di localizzare la donna dispersa.
Ricerche con elicottero e droni
Le operazioni di ricerca si sono intensificate con l’ausilio di un elicottero, che ha sorvolato la zona con a bordo due tecnici di elisoccorso e un operatore della stazione di Riva del Garda. Nonostante i tentativi di individuare la base jumper durante la notte, il corpo è stato rinvenuto solo il giorno successivo, sabato mattina. Inoltre, i vigili del fuoco hanno impiegato droni dotati di termocamere per monitorare l’area sottostante, ampliando così le possibilità di trovare la donna.
Questa tragica vicenda ha scosso la comunità locale e gli appassionati di sport estremi, sollevando interrogativi sulle misure di sicurezza e sui rischi associati a tali attività. La base jumping, pur essendo uno sport affascinante, comporta rischi significativi, e la perdita di una sportiva esperta come la 56enne russa rappresenta un triste promemoria della pericolosità di queste avventure.