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Un’importante operazione giudiziaria ha portato alla confisca di 736.000 euro a carico di un erede di R.R., deceduto nel 2018. Questo provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo, è il frutto di un’inchiesta meticolosa riguardante la gestione irregolare dei conti aziendali. La decisione è stata adottata a seguito di una proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Palermo, evidenziando l’importanza della sinergia tra le autorità nel contrastare l’illegalità.
Particolari dell’indagine
L’inchiesta, condotta dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine di Palermo, ha svelato pratiche illecite da parte di R.R., che, in qualità di amministratore giudiziario, ha effettuato prelievi non autorizzati dai conti aziendali. Questi prelievi, che superano un miliardo di lire, sono stati eseguiti senza alcuna giustificazione legittima, sollevando gravi interrogativi sulla gestione dei fondi.
Le indagini hanno rivelato che R.R. ha utilizzato il denaro prelevato per scopi personali, investendo in un’azienda vitivinicola. Questo aspetto ha catturato l’attenzione degli inquirenti, che hanno approfondito il legame tra le sue attività e la pericolosità sociale dei suoi comportamenti.
Investimenti nel settore vitivinicolo
Le verifiche hanno confermato che i fondi sottratti sono stati impiegati per migliorare un’azienda agricola a lui riconducibile, situata nel comune di Cattolica Eraclea. Tra gli investimenti effettuati figurano la costruzione di una cantina vinicola e di un oleificio, dimostrando che R.R. aveva un piano ben definito per utilizzare il denaro in modo illecito.
I beneficiari dei pagamenti hanno confermato che il denaro era stato destinato a potenziare l’attività agricola, evidenziando il legame tra le sue azioni e il profitto ottenuto attraverso mezzi non leciti.
Vendita e sequestro dei fondi
Dopo la morte di R.R., l’erede, che ricopriva il ruolo di rappresentante legale e socio di maggioranza, ha proceduto alla vendita del ramo d’azienda il 17 maggio 2023. Il ricavato di questa transazione è stato accreditato su un conto corrente aziendale, sul quale l’erede aveva pieno accesso. Tuttavia, nel giugno 2023, il Tribunale ha disposto il sequestro della somma rinvenuta, avviando così una nuova fase dell’inchiesta.
Il Tribunale di Palermo ha stabilito un nesso diretto tra gli investimenti di R.R. e la sua pericolosità sociale, portando alla confisca definitiva della somma di 736.000 euro. Questa decisione è stata motivata dalla necessità di contrastare l’incremento di valore dell’azienda agricola, derivante dall’illecito reimpiego di capitali.
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