“Confronto tra il romanzo Queer di Burroughs e il film di Guadagnino: differenze e similitudini”

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"Scopri le differenze e le similitudini tra il romanzo queer di Burroughs e l'adattamento cinematografico di Guadagnino nel 2025."

Quando Luca Guadagnino aveva solo 16 anni, il suo percorso artistico ha subito una svolta inaspettata grazie al romanzo *Queer* di William S. Burroughs. “Il titolo era diverso, la copertina al contrario. Era come se mi avesse chiamato”, ha dichiarato il regista durante una conferenza stampa a Milano, in occasione della presentazione del suo film, dopo la partecipazione al prestigioso Festival di Venezia nel 2024. La pellicola racconta le avventure di William Lee, l’alter ego di Burroughs, un americano che trova rifugio nella Città del Messico degli anni ’50, interpretato da un intenso Daniel Craig.

Nel cuore della narrazione, Lee si immerge in un universo di locali, relazioni fugaci, sudore e droghe, dove incontra Eugene Allerton, interpretato da Drew Starkey. L’ossessione di Lee per Eugene è palpabile, ma il giovane non sembra ricambiare le sue attenzioni in modo chiaro, creando un desiderio irrisolto che attraversa sia il romanzo che il film. Guadagnino ha dedicato quasi tre decenni a questa trasposizione, cercando di catturare l’essenza di un’opera complessa e profonda.

I simboli di Queer

Nelle fasi iniziali del film, Guadagnino segue fedelmente la narrazione di Burroughs, accompagnando il protagonista nei suoi tormenti e nelle sue dipendenze mentre si aggira per le strade polverose della Città del Messico. Qui, Lee cerca conforto in locali come lo *Ship Ahoy*, dove spera di trovare un bicchiere e un po’ di compagnia. Tuttavia, la visione del regista trasforma la città in un palcoscenico, dove simboli e metafore del romanzo prendono vita visivamente. Un esempio emblematico è l’incontro di Lee con un uomo che indossa un ciondolo a forma di millepiedi, un chiaro riferimento a una delle immagini più evocative di Burroughs.

La morte della moglie di Burroughs

Un episodio cruciale nella vita di Burroughs è senza dubbio la tragica morte della moglie, Joan Vollmer. Questo evento, avvenuto in Messico durante un gioco con un amico, ha segnato profondamente lo scrittore. Burroughs, mentre cercava di colpire un bicchiere sopra la testa di Joan, la ferì mortalmente. Sebbene non fosse stato condannato per omicidio, scontò due anni di reclusione per omicidio colposo, mai realmente scontati a causa di presunti favoritismi. Nel film, Guadagnino richiama questo dramma attraverso immagini che possono apparire enigmatiche senza una conoscenza approfondita della biografia di Burroughs. La figura di una donna nuda, che sembra perseguitare Lee, e la ricostruzione dell’incidente, rendono tangibile il senso di colpa che ha accompagnato lo scrittore per tutta la vita.

Nel libro Lee è molto più sgradevole

La rappresentazione di Lee nel film di Guadagnino differisce notevolmente da quella del romanzo. Mentre nel libro il protagonista è descritto come una figura sgradevole e cinica, piena di disprezzo verso gli altri, nel film Guadagnino opta per una versione più romantica e vulnerabile. Lee, pur essendo un omosessuale perseguitato nel suo paese, esprime sentimenti di classismo e razzismo, che vengono attenuati nella pellicola. Qui, l’attenzione si concentra sulla sua instabilità emotiva, piuttosto che sul suo cinismo.

Il dottor Cotter

Nella parte centrale del film, Lee e Allerton si imbarcano in una ricerca dello Yage, una liana da cui si estrae una sostanza con presunti poteri telepatici. Nel romanzo, Lee contatta il dottor Cotter, un botanico che studia le proprietà dell’ayahuasca, ma nel film il ruolo di Cotter è interpretato da Lesley Manville, un cambiamento significativo rispetto alla versione originale maschile del personaggio.

Le scene oniriche

La differenza più marcata tra il romanzo e il film emerge nella parte finale. Mentre nel libro Lee e Allerton non assumono la droga, nel film Guadagnino decide di farli sperimentare con essa. Questo porta a una sequenza visivamente affascinante, in cui i protagonisti iniziano a vivere allucinazioni che permettono al regista di esprimere la sua creatività. In questo stato, Lee e Allerton riescono finalmente a stabilire un contatto profondo, mentre la dottoressa Cotter avverte: “La porta ormai è aperta, non puoi più chiuderla. Puoi solo guardare da un’altra parte”.

Guadagnino, nella sua visione del film, ha cercato di mantenere la logica onirica del romanzo, sottolineando che *Queer* non è solo una biografia, ma un viaggio emotivo attraverso le esperienze di Burroughs. Come ha affermato il regista, “Questo è un libro che non è una biografia. È quasi come una seduta di auto-terapia”.

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