"Dispositivi purificazione aria: efficacia e rischi secondo studio recente"
scopri i risultati di uno studio recente sui dispositivi per la purificazione dell'aria e i potenziali rischi trascurati nel 2025

Dispositivi per la purificazione dell’aria: dubbi sull’efficacia e rischi trascurati in uno studio recente

Un recente studio pubblicato su *Annals of Internal Medicine* ha messo in luce un argomento di crescente importanza: l’efficacia e la sicurezza dei dispositivi portatili per la purificazione dell’aria. Questi strumenti, sempre più diffusi in scuole, ospedali e luoghi di lavoro, sono stati progettati per ridurre la trasmissione di virus come COVID-19 e influenza. Tuttavia, l’analisi condotta da un team di ricercatori provenienti da tre università e due agenzie scientifiche governative ha portato a risultati inaspettati. Su un campione di 672 studi pubblicati tra il 2020 e il 2023, solo una piccola parte ha realmente esaminato l’impatto di tali dispositivi sugli esseri umani.

Test su persone: un’occasione persa

I dati raccolti rivelano che solo l’8% delle ricerche ha misurato l’efficacia dei dispositivi su individui, mentre oltre il 90% si è limitato a esperimenti condotti in ambienti chiusi non occupati o su animali. Ad esempio, tra i 44 studi dedicati all’ossidazione fotocatalitica, una tecnologia che produce sostanze chimiche per eliminare i microbi, solo uno ha verificato se questa riducesse effettivamente le infezioni nelle persone. La situazione è ancora più preoccupante per altre tecnologie: 35 studi sui sistemi al plasma e 43 su filtri arricchiti con nanomateriali non hanno incluso alcun test su soggetti umani.

Questi risultati evidenziano un significativo divario tra le promesse commerciali e le prove scientifiche disponibili. Molte aziende pubblicizzano i loro prodotti come capaci di eliminare virus e batteri dall’aria, ma senza evidenze cliniche solide, è impossibile stabilire se tali affermazioni siano realmente veritiere.

Rischi poco valutati: un’allerta necessaria

Un altro aspetto critico emerso dallo studio riguarda la sicurezza di queste tecnologie. Alcuni dispositivi operano producendo sostanze come ozono, formaldeide e radicali ossidrilici, che possono risultare dannose se inalate. Tuttavia, su 112 studi che hanno analizzato sistemi di sanificazione chimica, solo 14 hanno esaminato la presenza di sottoprodotti potenzialmente nocivi. Questo è un aspetto che si discosta notevolmente dalla ricerca farmaceutica, dove la valutazione della sicurezza è un requisito fondamentale.

Gli autori dello studio avvertono che, in assenza di dati solidi sui possibili rischi, non è consigliabile un uso massiccio di questi dispositivi negli spazi pubblici. Pertanto, propongono l’introduzione di protocolli più rigorosi per testare sia l’efficacia reale sia gli eventuali effetti collaterali delle tecnologie di filtraggio e disinfezione dell’aria.

Cosa resta da chiarire: la necessità di ulteriori ricerche

Un altro dato interessante è che oltre il 90% degli studi si è concentrato sull’analisi dell’aria, misurando la riduzione di polveri, particelle o microrganismi, senza però dimostrare in modo chiaro quanto questi miglioramenti si traducano in una riduzione effettiva delle infezioni umane. Gli esperti avvertono che per identificare le soluzioni più sicure ed efficaci sarà necessario non solo condurre test in ambienti reali con la presenza di persone, ma anche standardizzare i metodi di valutazione. Solo in questo modo sarà possibile prendere decisioni informate e basate su evidenze per migliorare la qualità dell’aria in scuole, ospedali, strutture pubbliche e abitazioni.