“Enzo di Robin Campillo, con Pierfrancesco Favino, apre la Quinzaine des cinéastes a Cannes”

"Enzo di Robin Campillo e Pierfrancesco Favino alla Quinzaine des cinéastes di Cannes"
Enzo di Robin Campillo, interpretato da Pierfrancesco Favino, debutta alla Quinzaine des cinéastes di Cannes 2025

Il Festival di Cannes, uno dei più rinomati eventi cinematografici a livello globale, ha dato il via alla sua edizione del 2025 con un’opera destinata a lasciare un’impronta indelebile: “Enzo” di Robin Campillo. Questo film ha aperto la Quinzaine des cinéastes, una delle sezioni più attese della manifestazione, portando con sé un carico di emozioni e spunti di riflessione.

Un progetto di cuore e collaborazione

“Enzo” non è soltanto un film, ma un omaggio a Laurent Cantet, il regista che ha concepito il progetto prima di scomparire il 25 aprile 2024. Cantet, celebre per il suo capolavoro “La classe”, vincitore della Palma d’Oro nel 2008, aveva già delineato il soggetto di questo dramma adolescenziale. La sua visione è stata portata avanti da Robin Campillo, un collaboratore di lunga data, che ha saputo infondere nel film il suo stile distintivo, già evidente in opere come “120 battiti al minuto”.

Il risultato è un lungometraggio che porta la firma di entrambi, con la dicitura “un film di Laurent Cantet realizzato da Robin Campillo”. Tuttavia, la visione di Campillo emerge con forza, conferendo al film un’impronta personale e originale. Pur mantenendo echi del cinema di Cantet, Campillo riesce a dare vita a una narrazione che esplora le complessità dell’adolescenza contemporanea.

Un adolescenti in crisi

La trama ruota attorno a Enzo, un giovane in conflitto con la sua famiglia borghese. La comunicazione con i genitori è ormai compromessa, e il ragazzo decide di seguire la propria strada, rinunciando alle aspettative paterne per dedicarsi al lavoro di muratore. La sua vita si intreccia con quella di un collega ucraino, creando un legame profondo che diventa il fulcro della sua esistenza.

“Enzo” parte da un racconto personale per espandersi in una riflessione universale sul disagio giovanile. La pellicola affronta temi complessi come il conflitto interiore e la disgregazione familiare, alternando momenti di apparente serenità a tensioni palpabili. Campillo riesce a catturare l’essenza di una generazione in cerca di identità, creando un’opera che, sebbene ricca di spunti, rischia di non approfondire adeguatamente alcuni temi.

Un cast di talenti

Il film è arricchito da un cast di attori di grande talento, con una menzione speciale per Pierfrancesco Favino, che interpreta il padre di Enzo. La sua performance è intensa e memorabile, capace di lasciare un segno profondo nello spettatore. Favino riesce a rendere credibile il conflitto tra le aspettative genitoriali e i sogni di un giovane in cerca di libertà.

Tuttavia, nonostante le ottime interpretazioni, il film presenta una certa confusione tematica. Con così tanti argomenti sul tavolo, “Enzo” rischia di non approfondire adeguatamente ogni aspetto, lasciando il pubblico con la sensazione di aver visto un’opera che avrebbe potuto essere più incisiva. Riferimenti a film di altri registi, come André Téchiné, affiorano nella mente, suggerendo che “Enzo” avrebbe potuto trarre ispirazione da modelli narrativi più audaci.

La semaine de la critique e “l’intérêt d’Adam”

Mentre “Enzo” ha aperto la Quinzaine, un altro film ha segnato l’inizio della Semaine de la Critique: “L’intérêt d’Adam” di Laura Wandel. La regista belga, già nota per “Il patto del silenzio”, racconta la storia di Adam, un bambino di quattro anni ricoverato per denutrizione. La madre, autorizzata a rimanere accanto al figlio, si trova a fronteggiare una situazione sempre più complessa.

Wandel si distingue per la sua capacità di creare spazi claustrofobici, simboli di una realtà da cui è difficile fuggire. La sua regia mantiene alta l’attenzione dello spettatore, immergendolo in una vicenda carica di elementi etici e morali. Sebbene alcuni passaggi possano sembrare forzati, il risultato finale è un’opera che riesce a coinvolgere e a far riflettere.

Le interpretazioni di Léa Drucker e Anamaria Vartomolei meritano una menzione, entrambe impegnate in ruoli complessi e sfumati. “L’intérêt d’Adam” si presenta come un’opera che, pur con qualche imperfezione, riesce a toccare corde profonde, rendendo la visione un’esperienza memorabile.

In questo 2025, Cannes si conferma come un palcoscenico di storie che esplorano l’animo umano, con film che, sebbene diversi tra loro, condividono la capacità di farci riflettere e emozionare.

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