Il malessere giovanile e il fenomeno del boomer blaming
Il malessere dei giovani nei confronti del futuro è un argomento di crescente rilevanza, e il concetto di boomer blaming ne rappresenta un chiaro esempio. Questa espressione, emersa negli ultimi anni, indica l’accusa rivolta dai giovani alle generazioni precedenti, ritenute colpevoli di aver lasciato un mondo privo di certezze. Le difficoltà non si limitano solo a questioni economiche, come l’acquisto di una casa o la ricerca di un lavoro stabile, ma si intrecciano con una profonda inquietudine legata all’ansia climatica. Gli esperti di psicologia parlano di un vero e proprio lutto collettivo per un futuro che appare sempre più inaccessibile.
Rabbia e lutto anticipatorio: il dolore sotteso
Durante le sedute di psicoterapia, i professionisti ascoltano storie simili: giovani delusi e traditi non solo da figure familiari, ma da un intero sistema. La loro rabbia non è un semplice sfogo; è il riflesso di un dolore collettivo. Gli psicologi definiscono questo stato come lutto anticipatorio, una fase in cui si realizza che i sogni e gli obiettivi non possono più essere raggiunti. Questo senso di impotenza è ulteriormente amplificato dai dati recenti pubblicati su The Lancet Planetary Health, che mostrano come l’84% dei 10.000 giovani intervistati tra i 16 e i 25 anni in dieci Paesi sia preoccupato per il cambiamento climatico. Il 75% di loro esprime paura per il futuro, mentre l’83% ritiene che le generazioni passate abbiano fallito nel proteggere il pianeta. Insieme a rabbia e frustrazione, emergono tristezza e un diffuso senso di tradimento nei confronti di governi e istituzioni.
Verso nuove prospettive: dalla consapevolezza all’azione
Il percorso psicologico per affrontare queste emozioni inizia con l’ascolto della rabbia, ma non si esaurisce qui. Gli esperti invitano a riflettere su una domanda fondamentale: “E ora?” Accettare la perdita di un modello di vita idealizzato, come la casa di proprietà e la stabilità economica, non implica arrendersi, ma piuttosto riconoscere i limiti e cercare nuovi significati. Molti terapeuti incoraggiano a spostare l’attenzione da ciò che non si può ottenere a ciò che si può ancora costruire: nuove forme di comunità, stili di vita alternativi e progetti orientati alla sostenibilità.
In questo contesto, idealizzare il passato rappresenta un rischio. Ogni epoca ha le proprie ombre e, sebbene oggi ci troviamo in un periodo fragile, disponiamo di strumenti culturali e linguistici più ricchi per affrontare le sfide. Il boomer blaming diventa così una lente attraverso cui osservare un disagio generazionale complesso. La vera sfida non consiste nell’eliminare la rabbia, ma nel trasformarla in un’energia creativa, capace di plasmare un futuro che, sebbene incerto, può ancora essere percepito come proprio.