Il weekend cinematografico di questo mese si preannuncia ricco di emozioni e storie avvincenti. Tra le pellicole da non perdere, spiccano “Aragoste a Manhattan” e “L’amore che non muore”, due opere che promettono di intrattenere e far riflettere il pubblico.
Un viaggio culinario con “Aragoste a Manhattan”
Arrivato nelle sale italiane il 6 giugno 2025, “Aragoste a Manhattan” è l’ultima creazione del talentuoso regista messicano Alonso Ruizpalacios. Con un cast che include l’eccezionale Rooney Mara, il film si immerge nel mondo della ristorazione newyorkese, dove la cucina diventa un microcosmo di culture e storie intrecciate. La trama segue Julia, una giovane messicana che si trasferisce a New York per lavorare in un ristorante, dove ritrova Pedro, un vecchio amico.
Tuttavia, la narrazione evolve in un’opera corale, mettendo in luce le dinamiche complesse del lavoro in cucina. Le sfide quotidiane dei protagonisti si trasformano in una riflessione profonda sull’integrazione e le relazioni umane. La storia d’amore tra Pedro e Julia aggiunge un ulteriore strato di intensità, specialmente quando la giovane scopre di essere incinta. Le promesse di un futuro insieme vengono messe a dura prova da un misterioso furto che sconvolge l’equilibrio del ristorante, generando tensioni e sospetti tra i membri della brigata.
Il film si distingue per la sua capacità di utilizzare l’ambiente culinario come una metafora per esplorare le relazioni interpersonali, rivelando un mondo in cui la fiducia è fragile e le alleanze si formano e si rompono rapidamente. Con una narrazione ricca di simbolismi, “Aragoste a Manhattan” si propone come un’esperienza cinematografica coinvolgente e significativa.
Un amore tra classi sociali in “L’amore che non muore”
Accanto a “Aragoste a Manhattan”, un’altra novità da non perdere è “L’amore che non muore”, diretto da Gilles Lelouche. Ambientato all’inizio degli anni Ottanta, il film racconta la storia di Jackie e Clotaire, una giovane coppia proveniente da mondi completamente diversi. Lei, appartenente all’alta borghesia, e lui, un ragazzo di umili origini, si incontrano nella loro cittadina portuale nel Nord-Est della Francia, dove condividono gli stessi spazi e sogni.
La pellicola segue la loro storia d’amore per vent’anni, dall’adolescenza fino all’età adulta, ma le strade dei due protagonisti si separano, portandoli a vivere esperienze distinte e lontane. Nonostante le premesse promettenti, il film soffre di una durata eccessiva, circa 160 minuti, che ne appesantisce il ritmo e lo rende a tratti ridondante.
Ci sono momenti di grande intensità emotiva, ma spesso si perdono in una narrazione che non riesce a mantenere alta l’attenzione. La sensazione finale è quella di un’opportunità in parte sprecata, con un potenziale che non viene completamente sfruttato. “L’amore che non muore” si presenta quindi come un’opera che, pur avendo i suoi punti di forza, fatica a lasciare un segno indelebile nel panorama cinematografico attuale.
Con queste due pellicole, il weekend si arricchisce di storie diverse, pronte a catturare l’attenzione degli spettatori e a stimolare riflessioni profonde. Che si tratti di una commedia drammatica o di una storia d’amore, il cinema continua a essere un potente strumento di esplorazione delle emozioni umane.