Si moltiplicano le speculazioni attorno al drammatico delitto di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco, un comune di circa 9.500 abitanti che è diventato il centro di un intricato giallo, capace di attirare l’attenzione e suscitare interrogativi. Attualmente, Alberto Stasi è l’unico condannato in via definitiva per l’omicidio, mentre Andrea Sempio è sotto indagine per concorso. Nuove piste, però, si stanno facendo strada, suggerendo che il caso potrebbe essere connesso a fenomeni inquietanti, come le sette sataniche.
Ipotesi di ricatto sessuale
Una delle teorie alternative, avanzata dall’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, riguarda un possibile ricatto sessuale. Secondo questa versione, Chiara sarebbe stata assassinata perché testimone di qualcosa di compromettente. La narrazione si concentra sul santuario della Madonna della Bozzola, dove nel 2014 il rettore, Don Gregorio Vitali, subì un’estorsione legata a contenuti intimi. Due romeni, successivamente condannati, lo minacciarono di rendere pubblici video e audio compromettenti, chiedendo in cambio una somma esorbitante di 250.000 euro.
Questa pista, sebbene intrigante, si intreccia con il contesto locale, dove il mistero si infittisce. Garlasco, con la sua atmosfera di provincia, sembra quasi un set cinematografico, dove la realtà supera la fantasia. La tesi del ricatto sessuale è solo una delle molteplici ipotesi che affollano la mente di investigatori e appassionati di cronaca nera.
Le critiche del legale della famiglia Poggi
Dall’altro lato, Francesco Compagna, avvocato della famiglia Poggi, ha manifestato scetticismo riguardo a queste nuove teorie, liquidandole con una battuta: “Non vedo nulla di serio. Mancano soltanto le sette sataniche e i servizi segreti deviati.” Secondo lui, queste piste sono già state esplorate in passato e rischiano di generare solo confusione. La sua posizione è chiara: il caso di Chiara Poggi necessita di chiarezza e verità, non di ulteriori complicazioni.
Compagna sottolinea che la ricerca della verità non deve essere offuscata da teorie complottiste o suggestioni infondate. La famiglia Poggi desidera giustizia e risposte concrete, piuttosto che un susseguirsi di speculazioni che non portano a nulla di tangibile.
Una scia di suicidi inquietanti
A complicare ulteriormente il quadro ci sono alcuni suicidi avvenuti a Garlasco, che sollevano interrogativi inquietanti. Il primo è quello di Giovanni Ferri, un meccanico in pensione di 88 anni, trovato nel 2010 in un cunicolo con la gola e i polsi tagliati. La mancanza di prove tangibili ha portato a una rapida archiviazione del caso come suicidio.
Nel 2012, un altro episodio ha colpito la comunità: Corrado Cavallini, medico di base, si sarebbe tolto la vita con un’iniezione letale. Un anno dopo, il maresciallo Romeo Braj, che aveva seguito il caso di Chiara, si è suicidato con la sua Beretta d’ordinanza. La serie di suicidi non si ferma qui: nel 2011 e nel 2014, due giovani, Enrico e Sasha, hanno anch’essi posto fine alle loro vite, seguiti nel 2016 da Michele, un amico d’infanzia di Sempio, che ha condiviso un messaggio inquietante su Facebook prima di morire.
Questi eventi tragici si intrecciano con il mistero di Chiara Poggi, creando un’atmosfera di angoscia e incertezza che continua a permeare Garlasco. La verità, al momento, sembra sfuggente, mentre la comunità si interroga su un passato che non smette di far parlare di sé.