Jan Kounen e il suo viaggio interiore: come la trasformazione fisica ispira il cinema

"Jan Kounen esplora la trasformazione fisica e il suo impatto sul cinema in un viaggio interiore."
Jan Kounen esplora il legame tra trasformazione fisica e creatività cinematografica nel suo viaggio interiore del 2025

L’incontro con Jan Kounen si svolge in una luminosa mattina a Place de Clichy , precisamente al Petit Poucet, un caffè che trae il suo nome dalla celebre fiaba di Charles Perrault . Il regista franco-olandese, noto per il suo stile audace e innovativo, arriva puntuale sul suo monociclo elettrico . Ci sistemiamo a un tavolino con vista sulla piazza, dove il traffico si fa caotico, e ordiniamo due cioccolate calde . Kounen non è solo un regista affermato, ma anche un artista grafico che ha lasciato un segno indelebile nel panorama cinematografico con opere come Gisele Kerosene, premiato ad Avoriaz nel 1969, e successivamente con film come Doberman, Blueberry e documentari legati all’ ayahuasca , come D’autres mondes e The story of Panshin Beka. Tra le sue opere più recenti, spiccano 99 Francs e Coco Chanel & Igor Stravinsky, fino al documentario Mother Ocean, realizzato nel 2016 insieme alla compagna Anne Paris .

Attualmente, Kounen è impegnato nella realizzazione di L’homme qui rétrécit, un remake di The Incredible Shrinking Man, un classico del 1957 diretto da Jack Arnold e tratto dal romanzo di Richard Matheson . Nel cast, troviamo nomi di spicco come Jean Dujardin e Marie-Josée Croze .

Il processo creativo di Kounen

Quando gli chiedo come sia nata l’idea di realizzare un film su un uomo che si restringe, Kounen rivela che è stato Alain Goldman , il produttore con cui ha collaborato in 99 Francs, a suggerirglielo. La proposta è stata accolta con entusiasmo, soprattutto perché Jean Dujardin , che ha vinto un Oscar e ha già lavorato con lui, ha sempre avuto in mente questo progetto. Kounen ricorda con nostalgia il primo impatto che il film originale ha avuto su di lui da bambino, un’esperienza che ha lasciato un segno indelebile. “Ho riletto il romanzo di Matheson e ho rivisto il film più volte. Ho scoperto come Matheson avesse adattato la sua storia per il grande schermo e ho voluto portare la mia visione”, spiega.

Un aspetto interessante del suo approccio è l’inserimento di nuovi personaggi, come la figlia del protagonista, che non era presente nel film originale. Questo elemento arricchisce la trama e offre una nuova dimensione alla storia, rendendo il film più lineare rispetto al romanzo, che presenta una struttura narrativa più complessa e caleidoscopica. Kounen sembra entusiasta di seguire il protagonista in un viaggio nell’ignoto, un’esperienza che promette di coinvolgere profondamente gli spettatori.

Le sfide tecniche e il budget

Quando si parla del budget, Kounen ammette che inizialmente era fissato a 26 milioni di euro , ma è stato necessario ridurlo a 18 milioni . “Sì, è un costo significativo, ma non eccessivo per un film di fantascienza “, chiarisce. Una delle sfide più grandi è stata quella di trovare un modo per realizzare il film sfruttando le tecnologie attuali. La sua idea è stata quella di far vivere allo spettatore l’esperienza del protagonista, utilizzando una telecamera che segue il suo punto di vista. “Abbiamo ingrandito tutto ciò che il protagonista tocca, per mantenere la sensazione di rimpicciolimento”, spiega Kounen.

La produzione ha richiesto un uso innovativo della tecnologia, combinando riprese reali con effetti speciali. “Abbiamo utilizzato un sistema di Motion Control per catturare il movimento della telecamera in modo preciso, creando un’illusione di grandezza e rimpicciolimento”, racconta. La complessità di questo processo è evidente, e Kounen sembra orgoglioso di aver spinto i limiti della tecnologia cinematografica.

Il legame tra fantascienza e psichedelia

Durante la nostra conversazione, Kounen non può fare a meno di parlare della sua passione per la fantascienza e delle influenze che ha ricevuto da autori come Philip K. Dick e Frank Herbert . “Attualmente sto leggendo Liu Cixin , il quale ha scritto Il problema dei tre corpi, e mi piace anche rileggere i classici”, confessa. La sua ammirazione per il film Dune di Denis Villeneuve è palpabile, e spera che il prossimo capitolo della saga sia ancora più fedele all’opera originale.

Kounen sottolinea l’importanza del legame tra psichedelia e fantascienza . “Entrambi i mondi creano spazi fantastici e coerenti. Le piante psichedeliche ci portano in un viaggio di introspezione, mentre la fantascienza ci offre mondi alternativi da esplorare”, afferma. La sua visione del cinema è intrinsecamente legata a queste esperienze sensoriali e alla ricerca di significato in un mondo in continua evoluzione.

Tematiche e messaggi nel film

Parlando del messaggio di L’homme qui rétrécit, Kounen riflette sulla percezione dell’ impermanenza . “Il film affronta temi come la morte e l’accettazione di ciò che siamo. Viviamo in un’epoca di cambiamenti rapidi e conflitti, e l’ impermanenza è una realtà che ci colpisce tutti”, spiega. La sua intenzione è quella di creare un’esperienza cinematografica che stimoli la riflessione e l’introspezione.

Infine, Kounen rivela che il film uscirà in Francia il 22 ottobre 2025 , e spera che anche il pubblico internazionale possa apprezzarlo a partire da quel mese. Con un progetto così ambizioso e ricco di significato, le aspettative sono alte, e non vediamo l’ora di scoprire come Kounen interpreterà questa storia classica per il pubblico moderno.

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