Nel 2025, l’uso dell’intelligenza artificiale sta vivendo una crescita esponenziale, portando con sé un impatto significativo sul consumo energetico globale. Recenti ricerche hanno messo in evidenza una situazione allarmante, sottolineando l’urgenza di una maggiore trasparenza da parte delle grandi aziende tecnologiche. Questo problema non è solo di natura tecnica, ma coinvolge anche aspetti ambientali di grande rilevanza.
IA e il suo consumo energetico
Un articolo pubblicato sulla rivista Joule ha rivelato un dato preoccupante: attualmente, l’intelligenza artificiale consuma circa il 20% dell’energia utilizzata dai data center a livello mondiale, con previsioni che indicano un possibile aumento fino al 50% entro la fine dell’anno. Questo dato non considera nemmeno il consumo legato al mining di bitcoin, il che rende la situazione ancora più critica. L’analista Alex de Vries-Gao, fondatore di Digiconomist, ha stimato che l’IA potrebbe assorbire fino a 82 terawattora di elettricità nel 2025, un consumo paragonabile a quello di un intero Paese come la Svizzera in un anno.
Con l’espansione dell’IA generativa, è probabile che questi numeri continuino a crescere. De Vries-Gao avverte: “Questo fenomeno sta crescendo molto più rapidamente del bitcoin, ed è una minaccia ben più grande in termini ambientali”. Le conseguenze di tale crescita non possono essere ignorate, specialmente in un contesto in cui le risorse energetiche sono già sotto pressione.
Emissioni in aumento
Le grandi aziende tecnologiche, sotto la pressione di politiche e opinioni pubbliche sempre più sensibili all’ambiente, si trovano ad affrontare un paradosso. L’adozione dell’intelligenza artificiale ha comportato un incremento delle emissioni di gas serra, con Google che ha registrato un aumento del 48% rispetto al 2019. Nel suo sustainability report del 2024, la compagnia ha ammesso che l’integrazione dell’IA sta ostacolando i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni, fissati per il 2030.
L’International Energy Agency ha lanciato un allerta: nel 2024, i data center hanno rappresentato l’1,5% del consumo energetico globale, equivalente a circa 415 TWh. Se le tendenze attuali persistono, si prevede che entro il 2030 il consumo possa raggiungere i 900 TWh, gran parte dei quali alimentati dall’IA. Tuttavia, i dati disponibili sono parziali, poiché le aziende tecnologiche non forniscono informazioni dettagliate sui loro consumi energetici. Per ottenere una stima, lo studio ha dovuto adottare un approccio indiretto, basandosi sulla produzione di hardware e sui dati della Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), leader nella produzione di chip per aziende come Nvidia, Google e AMD.
La necessità di maggiore trasparenza
Nonostante l’analisi si basi su dati pubblici e report finanziari, l’autore ha riconosciuto che molte variabili cruciali, come il reale tasso di utilizzo dei chip per l’IA, rimangono sconosciute. Anche la ricercatrice Sasha Luccioni di Hugging Face ha sottolineato l’importanza della trasparenza: “Gli errori di stima possono essere enormi, proprio perché le aziende non condividono i dati. Se pubblicassero le informazioni che Google ha rivelato nel 2022, avremmo un quadro molto più chiaro”.
Nel 2022, Google aveva dichiarato che l’apprendistato automatico rappresentava il 10-15% del suo consumo totale di energia, ma da allora non ha fornito aggiornamenti. Questo rende difficile valutare l’impatto reale dell’IA sull’ambiente. In sintesi, i consumi dei modelli di linguaggio avanzati e dei supercomputer, che sono alla base delle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, non sono sostenibili senza una strategia chiara per ridurre il loro impatto energetico.