"Martina Oppelli, 50 anni, decide per il suicidio assistito in Svizzera dopo anni di sofferenza."
Martina Oppelli, 50 anni, decide di porre fine alla sua sofferenza attraverso il suicidio assistito in Svizzera, un tema sempre più discusso nel 2025

Martina Oppelli, 50 anni, sceglie il suicidio assistito in Svizzera dopo anni di sofferenza.

Martina Oppelli, una donna di 50 anni proveniente da Trieste, ha scelto di porre fine alle sue sofferenze attraverso il suicidio assistito in Svizzera. La triste notizia della sua morte, avvenuta questa mattina, è stata confermata dall’Associazione Luca Coscioni, che ha seguito attentamente la sua situazione. Da oltre vent’anni, Martina lottava contro la sclerosi multipla, una malattia che l’aveva costretta a vivere in un costante stato di dolore e dipendenza.

La decisione di Martina è giunta dopo un lungo e complesso percorso, segnato da tre dinieghi da parte dell’azienda sanitaria Asugi, che le aveva negato l’accesso al suicidio assistito. Nonostante la gravità della sua condizione, che richiedeva assistenza continua, i funzionari dell’Asugi hanno sostenuto che non fosse sottoposta a trattamenti di sostegno vitale. Questa situazione ha spinto Martina a presentare un’opposizione al diniego il 19 giugno, assistita da un team legale guidato da Filomena Gallo. Tuttavia, la frustrazione accumulata l’ha portata a decidere di recarsi in Svizzera per ricevere l’aiuto di cui aveva disperatamente bisogno, non potendo più sopportare il suo stato.

L’ultimo messaggio video di Martina

Prima di intraprendere questo viaggio decisivo, Martina ha registrato un videomessaggio toccante, in cui ha rivolto un appello accorato ai parlamentari e ai cittadini. Ha messo in evidenza l’urgenza di istituire una legge che regoli il fine vita, sottolineando l’importanza di garantire dignità a tutti, malati e anziani. Nel suo messaggio, ha richiamato un precedente appello, risalente a più di un anno fa, che era rimasto inascoltato.

Martina ha descritto il suo viaggio in Svizzera non come una fuga, ma come un “ultimo viaggio”. Ha espresso il desiderio di non arrecare ulteriori problemi e ha evidenziato la difficoltà di affrontare un percorso così lungo e complesso per ottenere una fine dignitosa. Ha insistito sulla necessità di una legge che consideri le sofferenze individuali, affermando che ogni dolore, per quanto possa sembrare insignificante rispetto a tragedie più grandi, merita rispetto e attenzione.

Nel suo messaggio, Martina ha esortato i legislatori a non rimandare le decisioni e a garantire che nessuno debba affrontare una situazione simile alla sua. Ha condiviso il suo personale calvario, descrivendo la sua condizione fisica e la mancanza di forza, ribadendo il suo desiderio di una morte dignitosa. La sua richiesta finale è stata un appello accorato per una legge che non discrimini nessuno, sottolineando l’importanza di affrontare ogni situazione con empatia e rispetto.