Un nuovo sviluppo nel caso dell’omicidio di Liliana Resinovich potrebbe avere ripercussioni significative sulle indagini. Recenti analisi delle immagini della TAC, effettuata sul corpo di Liliana dopo il suo ritrovamento il 9 gennaio 2022, hanno sollevato interrogativi inquietanti riguardo alla frattura della vertebra T2. L’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Sergio Resinovich, ha dichiarato che la frattura era già presente al momento dell’esame, contrariamente a quanto affermato dal tecnico dell’obitorio, che aveva sostenuto di essere responsabile della lesione durante l’autopsia.
La scoperta sulla vertebra rotta
Gentile ha riferito che un’analisi condotta da esperti come Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico ha confermato che la frattura era già presente al momento della TAC. “Questa revisione delle immagini ha dimostrato che la frattura alla vertebra T2 non è stata causata dall’autopsia”, ha dichiarato Gentile. Questa rivelazione non solo mette in discussione le affermazioni del tecnico anatomopatologo, ma potrebbe anche rivelarsi cruciale per le indagini sull’omicidio di Liliana.
Il marito di Liliana, Sebastiano Visintin, è attualmente sotto inchiesta per il suo omicidio, e le nuove evidenze potrebbero influenzare notevolmente il corso delle indagini. La frattura vertebrale, ora considerata un indizio di omicidio, solleva interrogativi su come e perché sia stata inizialmente attribuita a un errore durante l’autopsia.
L’accusa dei Resinovich al tecnico
Le affermazioni dell’avvocato Gentile non si sono fermate qui. Ha accusato il tecnico dell’obitorio di aver mentito, definendo le sue dichiarazioni un “bluff”. Sergio Resinovich ha deciso di querelarlo per falso, richiedendo un approfondimento sui motivi di queste affermazioni tardive e mendaci. “Vogliamo capire se stia coprendo qualcuno o se sia manovrato da terzi”, ha dichiarato il fratello di Liliana, esprimendo preoccupazione che le discrepanze sulla frattura vertebrale possano essere un tentativo di depistare le indagini.
Il clima di tensione è palpabile, e la famiglia Resinovich è determinata a scoprire la verità. Ogni nuova informazione potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro del caso, aumentando la pressione sulla procura.
La richiesta al ministero
Oltre alla querela, Sergio Resinovich e il suo avvocato hanno deciso di contattare direttamente il Ministero della Salute. Hanno richiesto un’ispezione rigorosa del reparto che ha eseguito l’autopsia di Liliana, evidenziando la necessità di chiarire come sia possibile che un professionista possa comportarsi in modo così inadeguato. “Abbiamo chiesto al ministro della Salute di intervenire tempestivamente”, ha affermato Gentile.
La lettera inviata al Ministero sottolinea la gravità della situazione, descrivendo il tecnico come un “mitomane” che ha trasformato un luogo sacro come la sala autoptica in un palcoscenico per le sue esibizioni social. La famiglia Resinovich è determinata a ottenere giustizia e a garantire il rispetto dei diritti dei defunti e dei professionisti seri nel settore.
La vicenda di Liliana Resinovich continua a suscitare scalpore e interrogativi, mentre le indagini si intensificano e la verità sembra sempre più vicina.