Le indagini sull’omicidio di Liliana Resinovich stanno emergendo con dettagli sempre più inquietanti, in particolare per quanto riguarda una telefonata ricevuta da Sebastiano Visintin, marito della vittima, da un amico apicoltore. Questo scambio, avvenuto circa due settimane dopo la scomparsa della donna, ha sollevato interrogativi fondamentali, soprattutto in relazione alle macchie rinvenute sul corpo di Liliana, potenzialmente riconducibili al polline.
La telefonata dell’amico apicoltore
Il 30 dicembre 2021 rappresenta una data cruciale in questa complessa vicenda. Alle 19:01, Sebastiano riceve una chiamata da un apicoltore, il quale ha raccontato a Mattino Cinque di trovarsi a Camporosso, una frazione di Tarvisio (Udine), come confermato dalla sua agenda personale. Durante la conversazione, l’apicoltore ha espresso la sua solidarietà a Sebastiano per la scomparsa di Liliana, chiedendo se ci fossero aggiornamenti sulla situazione.
L’amico ha descritto Sebastiano come “provato” durante la telefonata, un particolare che non è passato inosservato. In precedenza, l’apicoltore aveva affermato che si sarebbero incontrati dopo la chiamata, ma ha poi smentito, confermando di essere stato in montagna a Monterosso in quel giorno. Questo solleva interrogativi: se sul corpo di Liliana sono state trovate tracce di polline, perché Sebastiano ha ricevuto una chiamata da un apicoltore proprio in quella data?
Gli spostamenti di Sebastiano Visintin del 30 dicembre
Le indagini si concentrano anche sugli eventi del 30 dicembre 2021, un giorno che potrebbe rivelarsi determinante per ricostruire la scomparsa di Liliana. Dopo la telefonata dell’apicoltore, alle 21:20, il telefono di Sebastiano squilla nuovamente. Questa volta è il figlio, Pierluigi, a contattarlo, chiedendo aiuto perché era rimasto bloccato con l’auto in un fossato nel territorio di Gorizia.
In risposta, Sebastiano ha tentato di contattare almeno due persone. La prima è stata una vicina di casa, Gabriella, alla quale ha chiesto una corda, ma senza successo. La seconda chiamata è stata fatta a un amico che si trovava a oltre 100 km da Trieste, anch’esso inutilmente contattato per lo stesso motivo. Questi dettagli non solo arricchiscono il quadro degli eventi di quel giorno, ma pongono anche interrogativi sulla tempistica e sulle azioni di Sebastiano.
I nuovi esami sui cellulari
A tre anni dall’omicidio di Liliana, si spera di ottenere nuove informazioni dai cellulari della vittima, un iPhone e un telefono Samsung. Michele Vitiello, consulente tecnico nominato da Sebastiano, ha dichiarato a Il Piccolo che le tecnologie attuali permetterebbero di recuperare dati precedentemente invisibili, inclusi quelli cancellati come telefonate e note.
Si attende quindi che dai dispositivi di Liliana possano emergere elementi chiave per ricostruire il mistero che avvolge la sua morte. Nonostante le indagini siano ancora in corso e Sebastiano sia sotto inchiesta, la speranza è che questi nuovi esami possano fornire i tasselli mancanti per chiarire definitivamente la situazione.
La storia di Liliana Resinovich continua a catturare l’attenzione dell’opinione pubblica, con ogni nuovo sviluppo che aggiunge un ulteriore strato di complessità a un caso già intricato.