Rinvio a giudizio per 31 membri di CasaPound per saluto romano a Acca Larentia

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31 membri di CasaPound rinviati a giudizio per saluto romano a Acca Larentia, un caso che riaccende il dibattito su estremismo e libertà di espressione nel 2025

La Procura di Roma ha avviato un procedimento penale nei confronti di 31 membri di CasaPound, accusati di aver eseguito il saluto romano durante una commemorazione per Acca Larentia, tenutasi il 7 gennaio 2024. Sotto la direzione del procuratore capo Francesco Lo Voi, i pubblici ministeri hanno contestato la violazione delle leggi Mancino e Scelba, normative che puniscono la riorganizzazione del disciolto partito fascista e l’incitamento all’odio razziale.

Il saluto romano ad Acca Larentia

Secondo le indagini, la commemorazione di Acca Larentia si è trasformata in una sorta di “liturgia” simile a quelle delle adunanze del partito fascista, ormai sciolto. L’evento, che si è svolto in una strada non lontana da via Tuscolana, ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. Le indagini sono state affidate alla Digos della Questura e ai Carabinieri, che, attraverso l’analisi di video, sono riusciti a identificare i partecipanti al saluto romano, noto anche come “chiamata del presente”.

La commemorazione ha suscitato un forte dibattito, evidenziando come certi gesti possano riemergere in contesti che richiamano la memoria storica di un periodo controverso. La presenza di simboli e gesti legati al fascismo non è solo una questione di memoria, ma anche di legalità, come sottolineato dalla Procura.

La cassazione sul saluto romano

Le indagini si sono concluse a dicembre 2024, a pochi mesi dalla sentenza delle sezioni unite della Cassazione, che hanno fornito chiarimenti sul saluto romano. I giudici supremi hanno stabilito che, per configurare un reato, è necessario valutare il contesto in cui il gesto è stato effettuato. Elementi come il numero dei partecipanti, la ripetizione del gesto e la simbologia del luogo sono fondamentali per determinare se ci sia un concreto pericolo di emulazione o riorganizzazione di ideologie fasciste.

Questa sentenza ha avuto un impatto significativo, poiché ha cristallizzato l’aspetto giuridico della condotta contestata ai militanti di CasaPound. La Cassazione ha chiarito che il saluto romano può essere considerato un reato, a patto che emergano elementi sufficienti a giustificare tale accusa.

La violazione delle leggi Scelba e Mancino

L’inchiesta, sotto la supervisione del procuratore capo Francesco Lo Voi, ha portato alla luce la violazione delle leggi Scelba e Mancino. Queste normative sono state create per combattere la riorganizzazione del disciolto partito fascista e l’incitamento all’odio razziale. Gli investigatori hanno identificato gli indagati grazie all’analisi di video e immagini dell’evento, che hanno documentato in modo chiaro la ripetizione del gesto del saluto romano.

La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata dopo la chiusura delle indagini e le motivazioni espresse dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Queste ultime hanno ribadito che il saluto romano può costituire reato, soprattutto se, valutando il contesto e la simbologia del luogo, emerge un concreto pericolo di emulazione o riorganizzazione del partito fascista.

La questione solleva interrogativi importanti sulla libertà di espressione e sui limiti che la legge pone in merito a gesti e simboli che richiamano ideologie del passato. La società italiana si trova di fronte a una sfida: come affrontare e gestire la memoria storica, senza cadere nella trappola della riorganizzazione di ideologie che hanno causato sofferenza e divisione.

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