Salvatore Calvaruso, un ragazzo di 19 anni, ha rivelato una confessione sconvolgente riguardo alla tragica serata di Monreale, dove una rissa ha portato alla morte di tre giovani. Il suo racconto, fornito al giudice per le indagini preliminari, ha messo in luce dettagli inquietanti su come sia stato coinvolto in un episodio di violenza che ha scosso profondamente l’intera comunità.
La confessione choc di Salvatore Calvaruso
Nella notte tra il 26 e il 27 aprile 2025, Monreale, un comune vicino a Palermo, è diventato il palcoscenico di una violenta rissa con conseguenze devastanti. Salvatore Calvaruso ha dichiarato al gip di essere stato aggredito da un gruppo di ragazzi, tra cui Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli, tutti tragicamente uccisi. “Mi hanno colpito con calci e pugni”, ha raccontato Calvaruso, evidenziando come, dopo essere caduto a terra, abbia cercato di fuggire.
Dopo un primo tentativo di allontanarsi, il giovane è stato nuovamente aggredito e, in un momento di panico, ha estratto una pistola semiautomatica che afferma di aver trovato qualche giorno prima nel suo quartiere, lo Zen di Palermo. “Ho cominciato a sparare all’indirizzo di questi tre o quattro ragazzi che in quel momento mi stavano aggredendo”, ha dichiarato, ammettendo di aver “svuotato il caricatore” durante l’attacco.
Il racconto di Calvaruso non si limita a questo; ha anche riferito di aver sentito altri colpi di pistola durante la sparatoria, ma non è riuscito a identificare chi stesse sparando. La sua versione degli eventi ha sollevato interrogativi e ha attirato l’attenzione delle autorità, che ora stanno indagando su tutti gli aspetti di quella tragica serata.
Il pentimento dopo la strage di Monreale
Nella sua dichiarazione, Salvatore Calvaruso ha espresso un profondo pentimento per quanto accaduto. “Chiedo scusa a tutti i familiari per quello che è successo”, ha affermato, mostrando segni di rimorso per la perdita di vite umane. La serata è stata caratterizzata da un’escalation di violenza che ha portato a conseguenze irreparabili.
Calvaruso ha descritto come, nel momento in cui ha iniziato a sparare, fosse in preda al panico e alla paura. La sua testimonianza mette in luce non solo il suo stato d’animo, ma anche la confusione che ha caratterizzato quei momenti drammatici. La sua confessione ha sollevato domande su come una situazione di conflitto possa rapidamente degenerare in violenza mortale, lasciando dietro di sé una scia di dolore e sofferenza.
Le parole della madre del killer
La madre di Salvatore Calvaruso ha preso la parola per difendere il figlio, pur riconoscendo la gravità della situazione. Ha affermato che anche Salvatore e i suoi amici sono stati vittime di violenza, sostenendo che il gruppo di ragazzi di Monreale avrebbe aggredito il figlio con caschi e bottiglie. “Hanno i segni dei colpi sul viso”, ha dichiarato, descrivendo la brutalità dell’aggressione subita dal giovane.
La donna ha sottolineato che il figlio è stato “tirato giù dalla moto” durante la rissa, cercando di contestualizzare gli eventi che hanno portato alla tragedia. La sua testimonianza offre un’altra prospettiva su una serata già complessa, in cui le dinamiche di aggressione e difesa si intrecciano in un quadro di violenza giovanile che preoccupa e coinvolge l’intera comunità.
La strage di Monreale ha lasciato un segno profondo, non solo nelle vite delle vittime e delle loro famiglie, ma anche in quella di Calvaruso, il quale ora si trova a dover affrontare le conseguenze delle sue azioni in un contesto di dolore e pentimento.