Un’innovazione musicale: il robot batterista umanoide
Un team di ricerca europeo ha presentato una creazione rivoluzionaria: un robot batterista umanoide capace di eseguire brani musicali con una precisione ritmica superiore al 90%. Questo progetto innovativo, noto come Robot Drummer, è frutto della collaborazione tra la SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana), l’IDSIA e il Politecnico di Milano. L’intento principale è quello di esplorare il potenziale dei robot in ambiti creativi, un settore che ha ricevuto finora poca attenzione rispetto a quelli industriali o assistenziali.
Origine dell’idea
L’idea di sviluppare un robot batterista è nata quasi per caso, durante una conversazione informale tra Asad Ali Shahid, primo autore dello studio, e il co-autore Loris Roveda. La batteria richiede infatti una coordinazione fine, un buon senso del ritmo e movimenti rapidi, caratteristiche ideali per testare un sistema di apprendimento automatico in un contesto artistico. Per realizzare il progetto, è stato scelto il modello G1 della cinese Unitree, inizialmente addestrato in un ambiente di simulazione. In questa fase, le tracce musicali sono state convertite in una “catena di contatti ritmici”, una sequenza di colpi programmati con una precisione millisecondica su vari elementi del drum kit.
Performance e capacità del robot
Durante i test, il robot ha dimostrato di non limitarsi a riprodurre il tempo, ma ha anche appreso a ottimizzare i propri movimenti, anticipando i colpi successivi e riassegnando le bacchette mentre suonava. Brani iconici come “Take Five” di Dave Brubeck e “In the End” dei Linkin Park sono stati utilizzati per valutare le capacità del sistema, che ha raggiunto livelli di accuratezza paragonabili a quelli di un musicista umano, mantenendo il tempo e adattando la dynamica dei colpi alle specifiche esigenze di ciascun pezzo.
Visione futura dei ricercatori
La visione dei ricercatori va oltre la mera performance tecnica. Immaginano un futuro in cui i robot musicisti possano affiancare le band dal vivo, offrendo un supporto ritmico impeccabile e, con ulteriori sviluppi, anche la capacità di improvvisazione. Un obiettivo a breve termine è quello di trasferire le abilità acquisite dalla simulazione alla pratica su uno strumento reale. Tuttavia, questa transizione presenta sfide significative, poiché richiede la gestione di variabili fisiche come vibrazioni, attrito e la risposta del materiale delle pelli.
Applicazioni oltre la musica
Secondo Shahid, le potenzialità di questo sistema non si limitano al mondo della musica. Potrebbe trovare applicazione in ambiti come l’insegnamento della precisione temporale in contesti sportivi, nella robotica di precisione o nella riabilitazione motoria. L’integrazione futura di funzioni di risposta in tempo reale, simili all’improvvisazione di un musicista, potrebbe aprire scenari in cui le macchine interagiscono con musicisti umani, adattandosi alle loro variazioni di tempo e dinamica.