Il caso di Garlasco continua a essere al centro dell’attenzione, grazie alle recenti dichiarazioni del giudice Stefano Vitelli, noto per aver assolto Alberto Stasi nel primo grado di giudizio. Nel 2025, Vitelli ha deciso di rivelare la sua esperienza e i retroscena del processo, fornendo dettagli inediti su una perizia informatica che ha avuto un ruolo determinante nella sua decisione.
Vitelli sull’assoluzione di Stasi: “Non fu una sconfitta”
Per il giudice Vitelli, l’assoluzione di Stasi non è stata affatto una sconfitta. “Era sacrosanto assolvere”, ha affermato, evidenziando l’importanza di fondare la propria decisione sugli elementi presentati dalla pubblica accusa. “Se non ritenevo sufficienti le prove per condannarlo oltre ogni ragionevole dubbio, dovevo assolvere. Non è una sconfitta per lo Stato, anzi, è una vittoria”, ha dichiarato con determinazione.
Vitelli ha anche sottolineato un principio cardine di un sistema giuridico democratico: “È inaccettabile rischiare di incarcerare un innocente. Mi sono trovato di fronte a una situazione di incertezza, e il ragionevole dubbio si compone di vari elementi”. La sua posizione riflette un profondo senso di responsabilità e un impegno per la giustizia, che ha guidato le sue decisioni in un caso così delicato.
La perizia sul pc di Stasi
Un elemento cruciale che ha influenzato la decisione di Vitelli è stata la perizia informatica sul computer di Alberto Stasi. “C’era l’alibi informatico”, ha spiegato il giudice, rivelando che erano emerse irregolarità nelle procedure seguite dai carabinieri durante l’analisi del computer sequestrato al giovane.
Vitelli ha coinvolto esperti di alto livello per riesaminare i dati, e il loro lavoro ha portato a una conclusione sorprendente: Stasi stava effettivamente lavorando alla sua tesi nelle ore centrali della mattinata in cui si era consumato l’omicidio di Chiara Poggi. “Grazie a un lungo e meticoloso lavoro, i periti sono riusciti a ripulire i dati e a dimostrare l’alibi”, ha aggiunto Vitelli, sottolineando l’importanza di una corretta gestione delle prove in un processo così complesso.
Tutti i processi di Garlasco
Nel suo ruolo di giudice per l’udienza preliminare, Vitelli ha assolto Stasi in seguito alla richiesta di rito abbreviato da parte della difesa. La sentenza di assoluzione è stata confermata in appello, ma la Corte di Cassazione ha successivamente ritenuto la decisione illogica, evidenziando elementi che non erano stati adeguatamente considerati. Pur riconoscendo l’impossibilità di giudicare Stasi né colpevole né innocente con le prove disponibili, la Cassazione ha ordinato un nuovo processo.
Il secondo processo d’appello si è svolto nel 2014, e in questa occasione Alberto Stasi è stato condannato a 24 anni di reclusione, pena poi ridotta a 16 anni grazie al rito abbreviato, per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Questo caso ha segnato un capitolo controverso nella giurisprudenza italiana, sollevando interrogativi sulla gestione delle prove e sull’importanza del principio del ragionevole dubbio nel sistema giudiziario.
La storia di Garlasco continua a suscitare interesse e dibattito, e le parole di Vitelli offrono uno spaccato prezioso su un processo che ha profondamente segnato la vita di molte persone coinvolte.