Ogni volta che si discute di cinema, ci si aspetta di vivere un’esperienza memorabile. Tuttavia, con l’arrivo di Karate Kid: Legends, il 2025 sembra segnare un regresso per una saga che ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Questo nuovo capitolo appare più come un prodotto da catalogo che come un autentico film. A mettere in evidenza questa realtà è stata Stephanie Zacharek, che in un articolo per Time ha sottolineato come la sovrapproduzione di contenuti , specialmente nel settore dello streaming , abbia creato una frattura tra ciò che consideriamo cinema e ciò che è semplicemente “content”. In questo contesto, il termine “content” si riferisce a opere che sembrano esistere solo per riempire spazi, senza un reale coinvolgimento del pubblico.
La questione è complessa: da un lato, c’è l’esigenza di riempire i cataloghi delle piattaforme , dall’altro, la tendenza a ridurre un intero universo narrativo a un semplice prodotto commerciale non è certo una novità. La saga di Karate Kid, iniziata nel 1984, giunge così alla sua sesta pellicola con Legends, ambientata tre anni dopo gli eventi dell’ultima stagione di Cobra Kai, la serie Netflix che ha ottenuto un notevole successo. Questo nuovo film cerca di integrare anche la pellicola del 2010 con Jackie Chan e Jaden Smith, ora considerata parte integrante della storia, piuttosto che un semplice reboot.
Personaggi iconici e nuove dinamiche
Diretto da Jonathan Entwistle, il film riporta in scena volti noti come Ralph Macchio, che riprende il suo ruolo di Daniel LaRusso , e Jackie Chan, il cui personaggio, il signor Han , si presenta senza un reale motivo per interagire con LaRusso . Questa scelta di includere personaggi iconici sembra più una mossa commerciale che una necessità narrativa. La trama appare forzata e priva di spessore, con il signor Han che chiede aiuto a LaRusso senza una valida motivazione, lasciando il pubblico con un senso di insoddisfazione.
A differenza di Cobra Kai, che ha saputo approfondire i personaggi e le loro motivazioni, Karate Kid: Legends sembra accontentarsi di una superficie che non riesce a coinvolgere. La serie, lanciata nel 2018, ha esplorato le complessità del villain Johnny Lawrence , interpretato da William Zabka, dando vita a un racconto che andava oltre il semplice scontro tra bene e male. Al contrario, il nuovo film sembra ripetere schemi già visti, senza il coraggio di innovare.
Il giovane protagonista, Li Fong, interpretato da Ben Wang II, si trova a dover insegnare al boxer Victor , interpretato da Joshua Jackson, in un contesto che mescola arti marziali e pugilato . Tuttavia, quando il film tenta di allontanarsi dalle sue radici, perde di vista la sua identità, risultando confuso e poco coerente. La leggerezza del racconto diventa così una scusa per inserire personaggi storici, ma senza una reale necessità narrativa.
Un sequel deludente
La sensazione che Karate Kid: Legends sia solo un altro sequel si fa sempre più forte. Nonostante il tentativo di richiamare l’attenzione su personaggi iconici, il film si riduce a un’operazione commerciale priva di anima. La trama, poco originale e forzata, non riesce a coinvolgere il pubblico, che si aspetta qualcosa di più di un semplice “content”. La saga, una volta vibrante e innovativa, sembra ora essere ridotta a un prodotto da consumare, senza alcun reale valore aggiunto.
In un panorama cinematografico dove il pubblico è sempre più esigente, Karate Kid: Legends sembra non avere il coraggio di osare. Mentre Cobra Kai ha saputo reinventare e dare nuova vita a una storia amata, il nuovo film si limita a riproporre dinamiche già viste, senza aggiungere nulla di significativo. La mancanza di profondità e di sviluppo dei personaggi rende il film un’esperienza deludente, un’ulteriore conferma di come la nostalgia possa essere sfruttata senza alcun rispetto per l’eredità di una saga che ha segnato un’epoca.